Per non dimenticare - Pietro Giambelluca scultore - PIGIA

Vai ai contenuti

Menu principale:

Per non dimenticare

NEWS > FEBBRAIO 2014

Rivista "Quale Cefalù"
Pubblicazione dell'1.2.2014
a cura di Giuseppe Forte
www.qualecefalù.it

Titolo della pubblicazione:

PIETRO GIAMBELLUCA scultore
"PER NON DIMENTICARE"







Pietro Giambelluca nasce a Isnello il 22 dicembre 1927 da Michele e da Vincenza Quartararo. Trascorre la sua infanzia tra Isnello e Cammisini, presso l'azienda agricola di famiglia, dove scopre l'amore per la natura e in particolare per i cavalli che saranno fonte di ispirazione per numerose sue opere pittoriche e plastiche. La sua prima creazione scultorea avviene a 6 anni con la realizzazione di un presepe su incarico del suo maestro della scuola elementare, da esporre per le festività natalizie. Da bambino, per eseguire le sculturine, Pietro si arrampicava sui monti di Isnello per fornirsi di argilla, tanta era la sua passione e la voglia di fare, elementi, questi, che lo porteranno a frequentare e a diplomarsi presso il Liceo Artistico di Palermo.
Giovanissimo vince la cattedra per l'insegnamento di Educazione Artistica e Disegno a Veroli (FR), dove rimane fino al 1956, per poi insegnare a Frosinone fino al congedo avvenuto nel 1982.
A Frosinone inizia la sua attività artistica aprendo uno studio dove approfondisce le tecniche dell'arte pittorica e scultorea e realizza prestigiose opere in bronzo, terracotta, rame sbalzato, gesso, cemento e ceramica. Le sculture in bronzo vengono eseguite con la tecnica della forma a cera persa, seguendo personalmente i passaggi di lavorazione e dando vita a opere come la "Leda col cigno", "I fratelli Maccari", "Tre momenti", "Maternità", solo per citarne alcune, e tante altre opere che espone in mostre nazionali ad Alatri, Vicenza, Roma, riscuotendo un ragguardevole successo.
Si dedica anche alla cesellatura del rame eseguendo diversi pannelli che espone nel 1955 a Frosinone, in una mostra patrocinata dall'Associazione Culturale Dante Alighieri.



        

                                                                                          
                
Amazzone a cavallo
                      bronzo 1990



Nel 1956 a Frosinone, per la Chiesa di Santa Lucia, realizza il Tabernacolo bronzeo ed i Calici in rame sbalzato. Inizia così una vasta produzione per i luoghi di culto, e fonda la prima Scuola di Ceramica realizzando numerose opere per collezioni pubbliche e private, che espone in mostre personali e collettive a Lucca, Frosinone, Latina, Ginevra, Rieti, Circello, Cascia, Fiuggi Terme, Roma e tante altre città.
Nel 1957 presenta, a Roma nella Galleria d'Arte "La Capannina" di Via Margutta, una personale di sculture e sbalzi su rame per poi partecipare alla Mostra Nazionale del "Pezzo di Presepe" al Museo  di Palazzo Braschi della stessa città, ottenendo meritati apprezzamenti.
Il Nostro, malgrado il suo trasferimento in Ciociaria, a poche chilometri da Roma, è rimasto con il cuore attaccato alla terra siciliana e alle Madonie in particolare, dove ha realizzato diverse opere e ha partecipato a mostre collettive e personali. Al Club Art di Termini Imerese diretto dal Cav. Giuseppe Arrigo,  dove io ho avuto il piacere di conoscerlo e apprezzare  le sue opere, ha esposto in una mostra personale nel 1974  presentato dal compianto critico d'arte Vincenzo Monforte; ancora a Palermo nel 1976 alla prima Rassegna Nazionale del Sacro nell'Arte Contemporanea; a Castelbuono, presso il Castello dei Ventimiglia nel 1984 e nel 1987 alla Baita Del Faggio in una mostra con lo scrivente, organizzata dal Parroco della Chiesa di San Paolo Apostolo di Piano Zucchi, Prof. Monsignor Don Giuseppe Scelsi, suo grande estimatore e amico.
Per la suddetta chiesa, fatta costruire ed  elevata a parrocchia per l'opera incessante,  instancabile e tenace di  Don Scelsi nel 1976, lo scultore Giambelluca ha eseguito nel 1977, il portone in rame sbalzato con episodi della conversione di  San Paolo e all'interno  il ciborio in bronzo con un gioco vorticoso di volatili, la Madonna e il bellissimo Crocifisso, espressione intensa di umanità congiunta ad un'intensa carica di spiritualità, opere che diventano un tutt'uno con le bellezze naturali del luogo, con il fascino del paesaggio e i silenzi di riflessione che solo la montagna riesce a  dare.
Nel viale che conduce al centro abitato di Isnello vediamo lo straordinario monumento alla "Madre Madonita" in grandezza reale del 1987. La giovane figura femminile, in una fiera e commovente dignità, nella essenzialità della forma, esalta e canta la vita e protegge il figlio in un abbraccio che diventa carezza e speranza in un avvenire per lui meno pesante o, quanto meno, sereno e radioso. La donna madre viene portata lentamente da un cavallo, e come per tante altre maternità dal Nostro eseguite, "...rivela quanto di misterioso e di sublime si cela ancora nel cuore di chi profondamente crede nell'amore e nella vita" (Don. Giuseppe Scelsi).
La irruenza dinamica e la massa muscolosa, ben evidenziata nei tori o nei cavalli, nelle maternità diventano meditazione, riflessione, interiorizzazione e la scabrosità delle masse cede il posto alla staticità quasi ieratica della figura umana, alla cristallina purezza e nobiltà delle movenze, raggiungendo una superiore idealità estetica in una mirabile sintesi di classicità e modernità unite a una sensibile, straripante spiritualità. Fra le tante maternità è da ricordare anche quella in bronzo, prima di arrivare a Isnello andando da Gibilmanna, eseguita nel 1970 in ricordo delle SS. Missioni predicate dai Redentoristi.  
La stessa sensibilità troviamo anche nei numerosi ritratti di congiunti (particolarmente intenso quello della madre), amici, alti prelati, personalità del mondo della cultura, giovani, adolescenti, dove l'espressione va al di là della semplice fisionomia caratteriale per diventare storia dell'uomo, delle sue passioni, della sua fragilità ma anche della  sua forza e delle sue motivazioni. Ogni volto ha quel senso di sacralità insito nella natura stessa e acquista risalto per la sua essenzialità di linee e di volumi ove la luce scorre, con equilibrio, accarezzandone le forme. La retorica non ha alcun posto e l'armonizzazione e il dinamismo che animano le sue opere danno un taglio moderno, un'impronta inconfondibile, leggibile, originale, a tutto il suo operato.
La tradizione e la classicità sono gli elementi costruttivi della sua modernità, della sua inesauribile fantasia, libere da schematizzazioni e ricche di significati, di bellezza, di malinconie, di forti speranze e di tutte quelle stratificazioni culturali presenti nella civiltà siciliana e in quella contadina in particolare, arricchite da forti stimoli dell'arte contemporanea italiana ed europea.
L'essenzialità quasi arcaicizzante delle forme, ammorbidita attraverso l'equilibrato e avvolgente fluire della linea e della luce, è volta ad un rigoroso controllo espressivo colmo di suggestioni, di tensioni figurative e dinamica creativa. La quotidianità, fonte ispiratrice e linfa prolifica della sua espressione tridimensionale, diventa inno alla vita, verginità sensuale, ringraziamento e preghiera sincera all'Altissimo per ciò che la natura ancora oggi offre malgrado gli oltraggi causati dai tradimenti e dalla voracità degli uomini.
La predilezione a narrare gli aspetti reali presenti nel quotidiano emerge, con i suoi tocchi sicuri e ritmati, sublimandone le forme e le movenze.
Nei ritratti e in alcuni autoritratti, tutto prende corpo con rapida pressione delle dita sulla morbida argilla, mentre il modello posa e conversa serenamente.
I monumenti al Cardinale Pappalardo e al Vescovo Salvatore Cassisa nel Duomo di Monreale del 1983, il tabernacolo in bronzo della Chiesa del Santissimo a Cefalù del 1983, il Cristo e il tabernacolo in bronzo della Chiesa Parrocchiale di Lascari del 1985, il monumento ai Santi Saba e Macario nella Chiesa Madre di Collesano del 1985, il tabernacolo e il fonte battesimale in bronzo della Chiesa di Montemaggiore Belsito del 1986, i monumenti in bronzo a Michele Di Martino e a Beatrice Ortolani a Isnello del 1988, la porta in bronzo del Banco di Sicilia di Palermo del 1989, il monumento a Madre Teresa di Calcutta a Caltavuturo del 1992, il monumento a Padre Pio a Pollina del 1992, la porta in bronzo del Santuario della Madonna Delle Grazie ad Alia, in occasione dell'anno giubilare del 2000, raffigurante scene messianiche tratte dal vecchio testamento (Isaia), il tabernacolo in bronzo della Cappella inserita nella struttura di Poggio Maria in Cefalù, Il tabernacolo in bronzo della cappella del Seminario in Cefalù, Cristo Risorto in bronzo nella tomba di Monsignor Damiano Barcellona ad Alia e tante altre sculture che fanno parte di collezioni private, sono esempi del suo sentire e fare Arte.
I tre pannelli in bronzo raffiguranti l'Ultima Cena, la resurrezione di Cristo e la Pentecoste, inseriti nella struttura marmorea dell'area celebrativa dell' Oratorio del Santissimo Sacramento di Cefalù, sono stati voluti nel 1983 dal Prof. Mons. Damiano Barcellona  (Alia  1913 – 2002). Parroco della Cattedrale di Cefalù dal 1971 al 1988, ancora oggi  ricordato per la sua grande sensibilità, il suo esempio e i suoi insegnamenti. Laureatosi in lettere classiche nel 1939 all'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, ha insegnato latino e greco al Seminario di Cefalù fino al 1948 per poi diventare direttore spirituale fino al 1963. E' stato docente di ascetica e mistica nella Scuola Teologica del Seminario e rettore dello stesso dal 1968 al 1971. Inoltre è stato direttore spirituale al Collegio di Maria dal 1948 al 1971, assistente spirituale dell'Azione Cattolica femminile della Parrocchia Cattedrale, delegato vescovile di Azione Cattolica per tutta la Diocesi, assistente UCIIM e della San Vincenzo e Canonico penitenziere della cattedrale.
Scusandomi per questa divagazione che però ho ritenuto opportuno fare per rinvigorirne la memoria, ritorno al nostro Scultore inserendo parte di quanto scritto, in merito a questi tre pannelli bronzei del Santissimo, nel Corriere delle Madonie dell'aprile del 1988 da Monsignor Crispino Valenziano, che tanto ha fatto, e continua a fare, per migliorare e salvaguardare non solo il patrimonio artistico della Diocesi di Cefalù ma della Nazione intera che da tempo si affida alla sua grande competenza (è considerato uno dei massimi esperti a livello mondiale in arte sacra), perchè membro del Pontificio Consiglio per i beni culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
"...La Cena, all'altezza dell'Altare antistante presenta i Discepoli e il Maestro in una sala che, realisticamente si riallaccia alla sistemazione medievale (quella pervenuta fino a noi) del Cenacolo di Gerusalemme e, collocando i Commensali ad una mensa di pronunciata prospettiva, focalizza nella centralità del "Pane disceso dal Cielo" l'immagine del Signore Gesù che con la mano destra si presenta agli Undici che a Lui si rivolgono, ma con la mano sinistra alza il boccone del giudizio per quell'uno che lo tradisce, e anche la porta della Custodia del Tabernacolo ricollegandola all'Altare. Dunque un pannello di saputo "realismo integrale".
La Risurrezione, più su, coglie il terremoto che sconquassa la terra davanti alle guardie e lascia vuota la Tomba al centro, ma insieme il giardino rinnovato dal Signore ascendente dal Sepolcro scoperchiato: un'immagine tipica dell'Artista che è solito avvolgere in vestito aderente e sottolieante, le figure che ama idealizzare.
La Pentecoste, in alto, ripresentando il Cenacolo con lo stesso realismo della Cena, qui alluso mediante il caratteristico pavimento a lastroni impiegati prospetticamente, fa discendere lo Spirito sotto la forma della Colomba e inoltre le descrive all'intorno il vento impetuoso che ne manifestò la venuta. Lo Spirito Santo è raffigurato non soltanto come il Dono della Pentecoste ma anche come Colui che risuscita il Primogenito dai morti e come Colui che fa l'Eucarestia nel memoriale della Cena" (Crispino Valenziano).
I suddescritti pannelli, inseriti in una antecedente struttura decorativa marmorea, esaltando la concezione teologica diventano efficace Arte per la liturgia e si inseriscono, in maniera ineccepibile, nel contesto dell'Oratorio utilizzato per la celebrazione delle messe feriali, che restaurato in maniera accurata e scrupolosa negli anni '80, raccoglie anche i 14 bronzi con la Via Crucis (1959) dello Scultore termitano Alessandro Manzo (1913 - 1994),  le statue dell'Immacolata, del Cuore di Gesù, di San Giuseppe che tende la mano al figlioletto, l'ambone ricavato da una voluta in marmo e l'altare con le Sacre Spoglie di San Clemente.
Giambelluca, oltre ad essere conosciuto e apprezzato per le opere a carattere sacro (alcune nate con precise indicazioni bibliche e liturgiche da parte di Mons. Crispino Valenziano e di Mons.Paolo Iovino), e per i numerosi monumenti, che a volte  superano i 12 metri di altezza, è presente in molte collezioni pubbliche e private con piccoli gruppi scultorei eseguiti in bronzo, in marmo, in terracotta.
Come accennato prima, egli ama la natura e soprattutto i cavalli, che sceglie come emblema di libertà, dai movimenti e dalle forme eleganti che con l'uomo formano un tandem felice, trasmettendo grande vitalità e tanta armonia. I tori e le bufale, anche loro fonte di ispirazione, sono studiati nelle varie posizioni e sprigionano, forza e muscolatura possente, in contrasto con  la figura femminile o di amazzone che li cavalca, slanciata e dinamica nelle sue movenze attletiche.
Anche i volatili, (vedi fontana con "stormo di rondini" di Frosinone del 1971), aquile, colombi, rondini, tesi all'infinito, solcano lo spazio col movimento agile delle ali  formando corone e ghirigori.
Un cavallo al galoppo, il volto di un bracciante, un nudo femminile, un toro infuriato, le masse volumetriche,  i colori e l'atmosfera che si respirano guardando le sue creazioni compositive, diventano sostanza profonda e intima che ci rimanda alla sicilianità, al territorio, alla sua gente, alle sue tradizioni e  alla sua storia ricca, purtroppo, anche di tante contraddizioni.
La sapienza del mestiere, il fervore del lavoro e quindi la "voglia del fare" con la partecipazione appassionata del cuore, diventano elementi che danno energia e palpito alla materia che, lievitata dalla luce, dà forma a immagini e sensazioni spesso studiate attraverso bozzetti e disegni preliminari. Numerose sono le cartelle serigrafiche, i disegni in bianco e nero o a colori, le sanguigne, gli oli su tela, che tante volte sono serviti da supporto al lavoro scultoreo e quattro gli elementi preferiti: il sole, l'aria, la terra e il mare.
Oltre i lavori presenti in Sicilia, pochissimi rispetto alla mole di lavori eseguiti, sono da ricordare i monumenti commemorativi e  gruppi statuari ad Arpino (FR), Alvito, Boville Ernica, Agro Pontino, Terracina e ancora pannelli e sculture ad Alatri,Vicenza, Pescara, Latina, Cascia, Villaricca, Casamari, Rieti, Frosinone, Fiuggi, Ceprano, Assisi, Porto Badino, ecc.
Molti sono stati i riconoscimenti e i premi nazionali dallo stesso conseguiti e ricordiamo fra gli altri: 3° premio Incontri della gioventù del 1953; 1° premio alla mostra di scultura "La Ciociaria Presente" nel 1963; 1° premio per la realizzazione del trofeo della Lotteria di Capodanno del 1963; 1° premio alla mostra d'Arte Sacra a Linguaglossa del 1967.




 


 Trofeo di Canzonissima
   Lotteria di Capodanno
   bronzo 1963

                                                          

Tra i critici che si sono occupati della sua attività ricordiamo fra gli altri: Giuseppe Bonaviri, Nestore Caggiano, Livio Pezzato, Luigi Filippetta, Luigi Bevacqua, Don Crispino Valenziano, Franco Amodeo, Giovanni Marzoli, F. Giudice, Michele Biancale, Michele Santulli, Mario Massarin, Mario Pepe, Pino Alessandro, Luigi Alonzi, Giuseppe Pelloni, Vincenzo Monforte, Francesco Bruno, Don Giuseppe Scelsi, Manlio Peri.
In molte occasioni vari organi di stampa hanno riportato articoli e immagini inerenti alla sua numerosa produzione artistica.
Chi volesse approfondire o conoscere meglio l'Artista e le sue opere, si colleghi al sito internet www.giambellucascultore.it

Cefalù gennaio 2014                       Giuseppe Forte
  

PER L'APPROFONDIMENTO DELL'ARTICOLO COMPLETO DELLE OPERE PUBBLICATE
SI VISITI IL SITO:  


WWW.QUALECEFALU'.IT




 
Torna ai contenuti | Torna al menu