BONAVIRI GIUSEPPE 1974 - Pietro Giambelluca scultore - PIGIA

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BONAVIRI GIUSEPPE 1974

RECENSIONI

"BRONZI TERRACOTTE E LITOGRAFIE"
Presentazione di GIUSEPPE BONAVIRI
Catalogo delle opere
Frosinone 1974


Mi è capitato più d’una volta trovare Giambelluca nel suo studio intento a diffondersi attraverso le mani nei ritratti, nelle sculture abili o vigoreggianti o lo ho colto in una attenta valutazione dei segni e colpi e atteggiamenti da imprimere alla creta.
Per noi, non abituati alle segrete sorgenti di un’arte manufatta, seguire questo impeto di dita, occhi e diremmo vibratile cuore, è come entrare nella fucina di Vulcano. Insomma, trovarci di là dall’argine del fiume dove tutto è vivo, mobile, non cristallizzato in perfette geometrie.
Quel che più mi ha commosso, anche nelle brevi conversazioni avute, è quel perenne riandare con la memoria alla nostra Sicilia, aperta in spazi sconfinati di terre in cui l’onda di un cavallo al galoppo, la faccia contratta di un “campiere” o contadino, o la stessa aria fluente, sono per lui la sostanza profonda di un vivere privilegiato, al di fuori di una schedata e comodamente nozionale Sicilia.
In questa scelta di lavori, già pronti perché accettino la sfida visiva, il consenso e l’amore del visitatore, ritrovo quanto ho detto. Vi predomina il cavallo come mito di una assoluta libertà di movimenti, di salvezza quasi dal problema angosciante della vita, ma anche come dolorosa solitudine e come continuo tentativo di riattacco ad un'esistenza vissuta in una agreste contemplazione. Ci si accorge subito che da tratteggio a tratteggio di cavallo la fiammata stilistica è un’altra, anche se facente parte dello stesso universo come il succedersi molteplice e differente delle onde delle messi estive battute dal vento. E quando vediamo ritratti di cavallo e uomo ci accorgiamo che fanno un tutt’uno come in una mitologica figurazione centauresca.
Ed è frequente in Giambelluca questa tensione mitica di cosmo extraumano, dove ogni simbiosi è possibile.
Non bisogna a sua volta dimenticare le incomparabilmente delicate teste di giovinette, o quelle caratterizzate degli adulti che se delle volte ci suggeriscono, in una lievitata aria funerea la caducità del nostro essere uomini, in maggioranza ci danno un alchemico senso di vitalità.
Tutto il lavoro del Giambelluca, come anche le rappresentazioni di singolare motivazione chiesastica, non nascono per spontanea germinazione ma dopo un lungo lavorio di mani e di pensiero. Infatti è sufficiente pensare alla segreta attività pittorica del nostro scultore, il quale per schizzi, combinazioni cromatiche, veri disegni, ci fa perfettamente capire che il suo universo fantastico nasce da un diuturno travaglio.
                                                                                                 
                                 GIUSEPPE BONAVIRI
                                                                                                                                                                             


 
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